Lavoro e robot: chi avrà la meglio?

Come si trasfomerà nei prossimi anni il mercato del lavoro. Un'analisi approfondita e attenta dei trend.
Indice

La crescente automazione sta trasformando il mondo e il mercato del lavoro, con i robot già presenti in massa nei settori logistici, manifatturieri e dei servizi. Questa tendenza sta portando le aziende a investire sempre di più in sistemi automatizzati, che aumentano la produttività, l’efficienza e la competitività, eppure la paura è che venga tralasciata la componente umana del lavoro.

Cosa sta succedendo allora al mercato? Succede che i lavori manuali, ripetitivi stanno venendo sempre più esposti all’automazione e questo genera la perdita di milioni di posti di lavoro (si stimano tra i 75 e gli 85 milioni di posti di lavoro persi), d’altro canto si ricercano forze professionali con competenze tecniche che possano supervisionare, gestire e digitalizzare i sistemi di automazione (si stima che verranno creati fino a 133 milioni di nuovi posti di lavoro, per questi ruoli).

Parliamo di un rimpiazzo complessivo che potrebbe, nel breve e medio periodo generare un vero bagno di sangue per tantissimi lavoratori che rischiano di rimanere a casa, con un declino delle mansioni meno qualificate.

Le soluzioni esistono e prevedono l’investimento in formazioni e politiche attive per accompagnare e guidare la transizione, con strutture flessibili e luoghi di lavoro collaborativi.

Come l’automazione sta cambiando il mondo del lavoro

Le automazioni sono sempre più integrate nei flussi di lavoro e stanno trasformando questo mondo in modo profondissimo e sfaccettato. Il nuovo paradigma robotico sta incidendo non solo sulla natura delle mansioni, ma anche sulle dinamiche socioeconomiche e organizzative di aziende e governi, arrivando a interessare anche ciò che regola il rapporto tra gli individui stessi, le imprese e il loro rapporto con la tecnologia.

Quando parliamo di questi eventi però non dobbiamo farne un quadro pessimistico, ma realistico. Il cambiamento che sta avvenendo non si limita a portate alla sostituzione dei lavoratori umani con le macchine, ma porta a una ridefinizione complessiva delle richieste, dei percorsi di carriera e degli stessi modelli di organizzazione aziendale. Parliamo quindi di un nuovo sistema in via di formazione che può essere cavalcato in modo virtuoso e che può avere incredibili vantaggi.

Nel contesto moderno le automazioni si manifestano nei processi produttivi, logistici e non solo, come:

  • Integrazione di sistemi robotici avanzati;
  • Integrazione di piattaforme digitali;
  • Integrazione di sistemi di intelligenza artificiale.

Questo fenomeno sta avendo una duplice valenza poiché consente alle aziende di ridurre i costi operativi e migliorare la qualità dei propri prodotti, servizi incrementando anche la produttività, ma impone anche una revisione critica del ruolo umano all’interno dell’intero mercato del lavoro.

Stiamo superando e forse scavalcando quella che per secoli è stata la tradizionale dicotomia tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, ci si dovrà confrontare con macchine sempre più autonome e collaborative (anche in ambienti complessi) ed è per questo che creatività, intraprendenza e adattabilità saranno le nuove skill del futuro e ciò apre a scenari di certo non negativi per chi saprà pensare criticamente.

Non bisogna però negare che l’impatto dell’automazione si riflette in una crescente polarizzazione di tutto il mercato del lavoro. Le mansioni di routine verranno sempre più marginalizzate e bisognerà ripensare il paradigma del lavoro attraverso professionalità completamente diverse.

La domanda di competenze tecniche, digitali e soft skill trasversali cresce in modo esponenziale ed è per questo che riqualificazione e upskilling diventeranno elementi imprescindibili nel breve e medio termine del mercato del lavoro.

Da un punto di vista sociale, quindi, la diffusione di robotica e automazione solleva questioni delicate che si legano alla redistribuzione del lavoro e pone dilemmi su come saranno gestite le transizioni occupazionali a livello globale.

Il rischio di disoccupazione tecnologica e di esclusione sociale diventa sempre più reale e vi è il rischio che si creino opportunità straordinarie per alcuni e niente per altri.

Questo porterebbe a un divario sociale insondabile che non possiamo permetterci, ciò a cui si dovrebbe mirare sono allora politiche attive del lavoro, mobilità professionale supportata e guidata e formazione continua così da aprire la strada a un futuro roseo del lavoro dove le attività faticose e alienanti saranno gestite dalle macchine e si chiederà ai lavoratori di valorizzare le proprie capacità di pensiero critico, di relazione interpersonale e di creatività.

I settori più a rischio e quelli emergenti

Robot che lavorano a contatto con gli uomini.

I settori più esposti come abbiamo già detto e ribadito sono quelli ripetitivi, nello specifico le automazioni e i robot vengono impiegati in modo massiccio in industrie quali:

  1. La logistica;
  2. L’automotive;
  3. L’industria manufatturiera.

Sebbene siano questi i settori più colpiti è vero che l’automazione si sta espandendo in modo rapidissimo anche in altri compartimenti come:

  • L’edilizia;
  • La sanità;
  • L’agricoltura;
  • Il retail;
  • I laboratori.

In parallelo è evidente che vi siano settori in crescita, che qui sono tutti quelli che vengono caratterizzati da un alto livello tecnologico e innovativo come:

  1. La farmaceutica;
  2. L’assistenza sanitaria;
  3. Le soluzioni digitali (RaaS o Robot as Service; sistemi di personalizzazione);
  4. L’elettronica di precisione.

L’intelligenza artificiale, poi, sta aprendo nuove frontiere di collaborazione uomo-macchina.

Nuove competenze richieste dall’evoluzione tecnologica

Le competenze più richieste in questo contesto di evoluzione tecnologica sono quelle multidisciplinari e specialistiche. Tra le hard skill professionali più richieste troviamo la padronanza dei linguaggi di programmazione specifici per la robotica, la conoscenza del ROS o Robot Operating System, la progettazione e l’analisi di dati e dei sistemi meccatronici.

La conoscenza del machine learning (non supervisionato e per rinforzo), delle reti neurali e dei sistemi di data cloud sono poi diventati indispensabili per molti lavoratori e sono tra le compente digitali più richieste; così come lo sono le hard skill di programmazione e progettazione.

In più, sebbene possa sembrare una banalità si ricercano moltissimo le soft skill trasversali, quelle che permettono a un recruiter di capire a che livello di conoscenza critica del mondo ha un candidato e che permettono di guidare la transizione con maggiore resilienza.

Infine, è importante dire che le capacità comunicative, adatte a creare empatia con clienti e target di riferimento continuano ad essere in prima linea anche oggi ed è per questo che lo storytelling sta diventando sempre più importante, soprattutto in un mondo data driven, iper competitivo ed estremamente specialistico come quello moderno.

Umani, robot e lavoro: competizione o collaborazione?

braccio robotico, lavoro e competizione.

Nel futuro la relazione tra esseri umani e robot sarà collaborativa e non riguarderà solo la semplice competizione per i posti di lavoro. Sembra certo che si perderanno posti di lavoro, ciò già sta accadendo, ma al contempo si creeranno nuove opportunità e ciò dimostra che, a livello generale, il mercato del lavoro si stia muovendo verso una nuova evoluzione e non in una sostituzione dell’uomo.

La chiave di questa trasformazione sta nella sinergia tra uomo e macchina, questa tendenza verso un lavoro ibrido andrà a intensificarsi sempre di più e potrà portare a una cooperazione profonda in diversi settori. Anche l’intelligenza artificiale, migliorata negli anni, porterà a un potenziamento delle capacità cognitive degli esseri umani e sarà di supporto alle decisioni strategiche, all’analisi di dati complessi, una integrazione quindi fianco a fianco e non una sostituzione che vede la macchina vincere sull’uomo.

Non vogliamo però dipingere un futuro solo ed esclusivamente roseo, esistono sfide che andranno affrontate in questa evoluzione e ciò è fuori da ogni dubbio. I lavoratori meno qualificati, verranno tagliati fuori da questo modello se non si pensa a una massiccia riqualificazione professionale su scala mondiale.

Il ruolo dell’intelligenza emotiva e creativa

Nel nuovo quadro evolutivo del mercato del lavoro creatività e intelligenza emotiva assumono un ruolo insostituibile e centrale: rappresentano le competenze umane che più difficilmente possono essere replicate o sostituite.

La creatività è il motore di una innovazione autentica, della capacità tutta umana di pensare al di là degli schemi e di combinare le idee in modi originali. L’intelligenza emotiva permette di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e le emozioni degli altri e questo sarà importante in ambienti di lavoro collaborativi e che subiranno rapidi cambiamenti organizzativi e tecnologici.

In un contesto del genere allora creatività e intelligenza emotiva non sono soft skill, ma veri e propri talenti da spendere con successo in un mondo lavorativo in evoluzione.

Scenari futuri tra disoccupazione e trasformazione del lavoro

Ne abbiamo parlato a lungo all’interno dell’articolo, ma cerchiamo di essere più precisi: il World Economic forum, prevede entro il 2030 una distruzione di circa il 22% dei posti di lavoro attuali e la creazione di 170 milioni di nuovi posti di lavoro.

Ad essere “eliminati” saranno i ruoli routinari come, ad esempio, gli addetti postali, i cassieri e gli operatori di data entry; i settori in espansione saranno green economy, assistenza sanitaria, servizi essenziali, educazione.

È evidente che questa trasformazione non sarà lineare e non sarà priva di tensione, se non si adeguano le competenze, se non si creano nuovi ruoli e se non si interviene tempestivamente esistono rischi concreti di ondate di disoccupazione, aumento delle vulnerabilità salariali e della povertà del ceto medio.