Cos’è rimasto oggi del sogno del WiFi libero, gratuito e accessibile ovunque? In un mondo dove si parla già di 6G, reti satellitari e intelligenza artificiale ambientale, il caro vecchio WiFi continua a essere, per molti italiani, l’unica porta d’accesso dignitosa a Internet.
Eppure, quella che doveva essere una grande rivoluzione democratica si è spesso trasformata in una promessa incompiuta, frenata da burocrazia, scarsa manutenzione e scelte tecnologiche poco lungimiranti.
Un po’ di storia
In Italia, fino al 2011, offrire un punto WiFi pubblico era complicato: bisognava identificare gli utenti, conservare i log, rispettare vincoli pensati per motivi di sicurezza. La famosa “legge Pisanu” — varata nel 2005 — rese l’Italia uno dei Paesi più lenti a diffondere il WiFi pubblico.
Solo con l’abrogazione di quelle restrizioni, e con il crescente uso degli smartphone, cominciarono a diffondersi le prime reti WiFi libere in:
- Biblioteche e università
- Stazioni ferroviarie e aeroporti
- Bar, hotel, spazi pubblici
Ma la vera spinta arrivò con il progetto Piazza WiFi Italia, lanciato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2019.
Piazza WiFi Italia: obiettivo nobile, esiti incerti
L’idea: portare una rete WiFi gratuita in tutti i comuni italiani, partendo da quelli più piccoli. L’esecuzione: una piattaforma centralizzata con un’unica app per accedere agli hotspot pubblici.
Nel 2025, i numeri ci sono:
- Più di 10.000 hotspot attivati
- Migliaia di utenti registrati ogni mese
- Rete SSID unica: “WiFi Italia”
Ma i problemi restano:
- Reti lente o mal gestite
- Assenza di supporto locale
- Scarsa consapevolezza tra cittadini
- Totale discontinuità nella qualità del servizio
Il WiFi gratuito c’è, ma spesso non funziona o non viene utilizzato.
A cosa serve ancora il WiFi nel 2025?
In un Paese in cui il 95% della popolazione ha accesso a Internet mobile, perché insistere sul WiFi?
Perché non tutti i gigabyte sono uguali. Il WiFi resta fondamentale per:
- Studenti e famiglie a basso reddito
- Zone rurali con segnale mobile scarso
- Turisti e lavoratori in mobilità
- Luoghi pubblici dove serve connessione stabile e gratuita
Inoltre, è una porta d’ingresso all’identità digitale: molti servizi pubblici digitali sono accessibili proprio da spazi con WiFi pubblico (biblioteche, uffici comunali, info point).
Come dovrebbe essere un WiFi pubblico “fatto bene”
- Semplice da accedere: senza app da scaricare o registrazioni inutili
- Protetto: con crittografia di base, privacy garantita, no tracciamenti
- Manutenuto: con monitoraggio attivo e segnalazione problemi
- Comunicato: se c’è un hotspot, dev’essere chiaro, segnalato, visibile
Serve una regia nazionale, ma anche il coinvolgimento dei comuni, dei cittadini e delle reti civiche.
Conclusione: WiFi non è passato, è infrastruttura
Nel 2025, non possiamo più trattare il WiFi come “un servizio in più”: è un diritto d’accesso, un’infrastruttura civica, uno strumento di equità.
Renderlo funzionale, stabile e realmente disponibile è una scelta politica. E forse il miglior investimento possibile per una vera cittadinanza digitale.
Fonti dati:
- Ministero delle Imprese e del Made in Italy – Progetto WiFi Italia (2024)
- AGCOM – Relazione annuale 2024
- ISTAT – Uso di Internet in Italia, 2023
- Cittadinanzattiva – Indagine sulla qualità del WiFi pubblico (2024)