Open Innovation: cos’è e come funziona l’innovazione collaborativa

Che cos'è l'Open Innovation, come funziona, a cosa serve e quali sono le principali applicazioni in cui è utile.
Indice

L’open innovation è una delle evoluzioni più rilevanti nel mondo dell’innovazione aziendale, tale da trasformare il modo in cui le organizzazioni concepiscono e gestiscono i processi di ricerca e sviluppo.

L’approccio, teorizzato dal professore Henry Chesbrough dell’Università di Berkeley, si basa sul principio che le aziende possano e debbano utilizzare idee esterne e percorsi interni ed esterni verso il mercato per accelerare l’innovazione interna e espandere i mercati per l’uso esterno dell’innovazione.

Il concetto di open innovation si contrappone pertanto al modello tradizionale di innovazione chiusa, in cui le aziende si affidavano esclusivamente alle proprie risorse interne di ricerca e sviluppo. Nel modello chiuso, infatti, le idee vengono generate internamente, sviluppate all’interno dell’azienda e commercializzate attraverso i canali proprietari dell’organizzazione. Tale approccio, che ha prevalso per decenni, presupponeva che le migliori menti lavorassero per l’azienda e che l’innovazione dovesse essere controllata completamente per garantire vantaggi competitivi.

Oggi le cose sono ben diverse e l’open innovation desidera ribaltare questa filosofia, riconoscendo che la conoscenza utile è ampiamente distribuita e che anche le aziende più capaci devono identificare, connettersi e sfruttare fonti esterne di tecnologia e innovazione come parte centrale della loro strategia di innovazione. Il modello si basa dunque sulla premessa che nell’economia della conoscenza del ventunesimo secolo, nessuna singola organizzazione, indipendentemente dalle sue dimensioni o risorse, può dominare tutti gli aspetti dell’innovazione necessari per rimanere competitiva.

Il modello di open innovation facilita la collaborazione sistematica con partner esterni, inclusi fornitori, clienti, concorrenti, università, istituti di ricerca, startup e singoli innovatori, con una collaborazione che può assumere diverse forme, dalla condivisione di conoscenze e risorse alla creazione di joint venture, alleanze strategiche, acquisizioni di startup innovative o partecipazione a ecosistemi di innovazione più ampi.

Per quanto intuibile, l’adozione dell’open innovation è stata accelerata dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione, che hanno ridotto le barriere alla collaborazione e reso più facile l’accesso a conoscenze e competenze distribuite geograficamente. Le tecnologie digitali hanno inoltre permesso nuove forme di collaborazione virtuale, crowdsourcing e co-creazione che sarebbero state impensabili nell’era pre-digitale.

Alcuni esempi di open innovation

Per comprendere pienamente il potenziale dell’open innovation, può essere utile esaminare brevemente alcuni casi di studio concreti che ci dimostrano in che modo diverse organizzazioni hanno implementato con successo questo approccio in settori e contesti diversi.

Procter & Gamble

Procter & Gamble è uno dei pionieri più visibili dell’open innovation attraverso la sua iniziativa “Connect + Develop”. L’azienda ha trasformato radicalmente il suo approccio all’innovazione, passando da un modello prevalentemente interno a uno dove oltre il cinquanta percento delle innovazioni proviene da collaborazioni esterne.

Attraverso questa strategia, P&G ha sviluppato prodotti di successo come Pringles Prints, dove la tecnologia di stampa alimentare è stata acquisita da un’università italiana, e gli Swiffer, nati dalla collaborazione con inventori esterni che avevano sviluppato tecnologie di pulizia innovative.

IBM

IBM ha creato un modello di innovazione globale attraverso la sua strategia di open source e collaborazione con sviluppatori esterni. L’azienda ha contribuito significativamente a progetti open source come Linux, Apache e Eclipse, trasformando questi contributi in opportunità di business attraverso servizi, consulenza e soluzioni integrate.

La strategia di IBM dimostra come le aziende possano trarre valore commerciale dal contribuire a beni comuni tecnologici.

LEGO

LEGO ha sviluppato un approccio innovativo al co-design attraverso la piattaforma LEGO Ideas, dove appassionati di tutto il mondo possono proporre nuovi set che, se ricevono sufficiente supporto dalla community, vengono valutati per la produzione commerciale.

L’approccio ha generato alcuni dei set LEGO più popolari e ha creato un coinvolgimento profondo con la base di fan dell’azienda, trasformando i clienti in co-creatori attivi.

General Electric

General Electric ha implementato un programma di open innovation chiamato “GE Garages” che combina spazi fisici di co-working con piattaforme digitali per facilitare la collaborazione tra dipendenti GE, startup, inventori indipendenti e maker.

Gli spazi forniscono accesso a strumenti di prototipazione avanzati e facilitano la cross-fertilizzazione di idee tra diversi settori industriali in cui GE opera.

Starbucks

Starbucks ha applicato l’open innovation orientata al cliente attraverso la piattaforma “My Starbucks Idea”, dove clienti da tutto il mondo potevano proporre idee per nuovi prodotti, servizi e esperienze.

Molte innovazioni di successo di Starbucks, incluso il programma di loyalty mobile e diverse bevande, sono nate proprio da suggerimenti della community di clienti.

Philips

Philips ha adottato un approccio sistematico all’open innovation attraverso partnership strategiche con ospedali, università e startup nel settore healthcare.

L’azienda ha creato laboratori di co-innovazione dove team multidisciplinari lavorano insieme per sviluppare soluzioni mediche innovative, combinando la competenza tecnologica di Philips con l’expertise clinico e le esigenze specifiche degli utenti finali.

Tesla

Tesla ha rivoluzionato l’industria automobilistica rendendo pubblici i suoi brevetti e creando un ecosistema aperto per lo sviluppo di veicoli elettrici.

La sua strategia ha accelerato l’adozione di tecnologie per veicoli elettrici in tutta l’industria, creando un mercato più grande che beneficia Tesla attraverso economie di scala e sviluppo dell’infrastruttura di ricarica.

Netflix

Netflix ha utilizzato l’open innovation per risolvere sfide tecnologiche complesse attraverso competizioni pubbliche come il Netflix Prize, dove team di data scientist di tutto il mondo hanno competuto per migliorare l’algoritmo di raccomandazione dell’azienda.

Il suo approccio ha non solo generato miglioramenti tecnici significativi, ma ha anche creato visibilità per Netflix nella comunità tecnologica globale.

Come implementare l’open innovation in azienda

L’implementazione di una strategia di open innovation richiede un approccio sistematico e ben pianificato che coinvolge trasformazioni organizzative, culturali e processuali profonde. Il successo dipende infatti dalla capacità di bilanciare apertura e controllo, collaborazione e competizione, condivisione e protezione della proprietà intellettuale.

Cominciamo dalla fase iniziale, che richiede una valutazione strategica approfondita per identificare le aree dove l’open innovation può generare il maggior valore. Si procede pertanto con:

  • analisi delle competenze interne
  • identificazione di gap tecnologici o di mercato
  • mappatura del sistema di innovazione rilevante per l’azienda.

È essenziale comprendere dove l’organizzazione ha vantaggi competitivi sostenibili e dove potrebbe beneficiare da collaborazioni esterne.

Si passa poi allo sviluppo di una cultura organizzativa favorevole all’open innovation, che è anche la criticità più grande. Molte organizzazioni hanno culture radicate profondamente diverse, in cui le soluzioni esterne vengono viste con scetticismo o resistenza. Superare questa mentalità richiede leadership forte, comunicazione chiara dei benefici, e sistemi di incentivi che premiano la collaborazione esterna tanto quanto l’innovazione interna.

La creazione di processi e strutture organizzative appropriate è poi fondamentale per il successo dell’open innovation: creazione di team dedicati all’innovazione aperta, sviluppo di processi standardizzati per valutare e integrare tecnologie esterne, e implementazione di sistemi di gestione della proprietà intellettuale che facilitino la collaborazione mantenendo la protezione appropriata, possono essere alcune delle chiavi vincenti.

Si procede quindi con l’identificazione e selezione di partner esterni, attività che richiede competenze specifiche e approcci strutturati. Le aziende devono sviluppare capacità di scouting tecnologico per identificare partner potenziali, competenze di due diligence per valutare opportunità di collaborazione, e abilità di relationship management per mantenere partnership produttive nel tempo.

Infine, la gestione della proprietà intellettuale in contesti di open innovation, che richiede approcci sofisticati che bilancino condivisione e protezione, includendo lo sviluppo di accordi contrattuali appropriati, strategie di brevettazione che supportino la collaborazione, e meccanismi per la condivisione equa del valore creato attraverso collaborazioni.

Le tipologie di open innovation

L’open innovation si manifesta in diverse modalità e configurazioni, ciascuna con caratteristiche specifiche e appropriate per contesti e obiettivi diversi.

Per esempio, possiamo facilmente individuare l’open innovation inbound, che si concentra sull’acquisizione e integrazione di conoscenze, tecnologie e soluzioni esterne all’interno dell’organizzazione. Un simile approccio include attività come l’acquisizione di startup innovative, il licensing di tecnologie esterne, la collaborazione con università e centri di ricerca, e l’implementazione di programmi di crowdsourcing per generare idee innovative. L’obiettivo è evidentemente quello di arricchire il portfolio di innovazione interno attraverso l’accesso a competenze e tecnologie che sarebbero troppo costose o time-consuming da sviluppare internamente.

L’open innovation outbound si focalizza invece sulla commercializzazione esterna di tecnologie e innovazioni sviluppate internamente ma non utilizzate nel core business dell’azienda, come il licensing di brevetti a terze parti, la creazione di spin-off per commercializzare tecnologie non strategiche, e la vendita di soluzioni tecnologiche a partner che operano in settori diversi.

C’è poi l’open innovation coupled, che rappresenta la forma più integrata di collaborazione, dove organizzazioni lavorano insieme attraverso alleanze, joint venture e partenariati strategici per sviluppare congiuntamente nuove tecnologie e soluzioni. Un approccio che è particolarmente efficace per progetti di innovazione complessi che richiedono competenze complementari e condivisione di rischi e investimenti significativi.

Citiamo poi il corporate venturing, un modello in cui grandi aziende investono in startup innovative per accedere a tecnologie emergenti e modelli di business disruptivi, attraverso forme divere, dagli investimenti di venture capital corporate alla creazione di incubatori e acceleratori interni, fino all’acquisizione di startup in fasi successive di sviluppo.

Le applicazioni dell’open innovation

Da queste poche righe dovrebbe risultare già chiaro come l’open innovation trovi applicazioni ottimali in contesti specifici che presentano caratteristiche favorevoli alla collaborazione esterna e dove i benefici superano chiaramente i costi e rischi associati.

I settori ad alta intensità tecnologica sono uno degli ambienti naturali preferiti dall’open innovation, in cui il ritmo rapido dell’evoluzione tecnologica e la complessità crescente delle soluzioni rendono difficile per singole aziende mantenere competenze all’avanguardia in tutte le aree rilevanti. L’industria farmaceutica, il settore delle telecomunicazioni, l’automotive e l’aerospaziale sono esempi di settori dove l’open innovation è diventata una necessità competitiva.

Ci sono poi le aree di innovazione ad alto rischio e alta incertezza, che beneficiano particolarmente dell’open innovation, perché è qui che la condivisione di rischi e costi con partner esterni può rendere fattibili progetti che sarebbero troppo rischiosi per una singola organizzazione. La ricerca di base, lo sviluppo di tecnologie breakthrough e l’esplorazione di nuovi mercati sono contesti dove l’approccio collaborativo può ridurre significativamente rischi individuali.

Non possiamo poi non citare i mercati caratterizzati da rapida evoluzione e disruption tecnologica, che richiedono capacità di adattamento e accesso a innovazioni emergenti che l’open innovation può facilitare. Settori come fintech, healthtech e energia rinnovabile, dove startup innovative spesso guidano la trasformazione, beneficiano di approcci che facilitino la collaborazione tra incumbents e nuovi entranti.

Ancora, ci sono gli ostacoli legati alla sostenibilità e responsabilità sociale, che richiedono spesso soluzioni che superano i confini aziendali e settoriali. Qui l’open innovation può facilitare la collaborazione necessaria per affrontare problemi complessi come il cambiamento climatico, la povertà energetica o l’accesso ai servizi sanitari, dove nessuna singola organizzazione possiede tutte le competenze e risorse necessarie.

Infine, anche le aree di standardizzazione tecnologica e sviluppo di ecosistemi beneficiano dell’open innovation per creare masse critiche e effetti di rete. Lo sviluppo di protocolli di comunicazione, piattaforme digitali e infrastrutture tecnologiche condivise richiede collaborazione tra molteplici attori per raggiungere l’adozione di massa necessaria per il successo.