L’impact investing è un tema che negli scorsi anni è diventato sempre più importante, simbolo di un cambio di approccio molto evidente: oggi gli investitori non vogliono più scegliere tra il profitto e l’impatto positivo dei loro comportamenti, poiché li desiderano entrambi. Una trasformazione molto chiara, che sta contribuendo a ridefinire il concetto stesso di capitalismo, andando a creare nuove opportunità per chi sa coniugare business sostenibile e ritorno economico.
Quanto sopra dovrebbe bastare per capire che l’impact investing non è certamente un approccio filantropico travestito da business, ma è invece business che risolve problemi reali generando valore economico misurabile.
Il mercato sta peraltro premiando questa visione: le aziende con forte impatto sociale registrano performance finanziarie superiori, attraggono talenti migliori e costruiscono brand più resilienti. Insomma, caratteristiche che non possono certamente essere sottovalutate…
Cos’è l’impact investing e perché è sempre più centrale
Introdotto quanto sopra, cerchiamo di compiere un primo passo in avanti nell’esplorazione di questo argomento: nelle prossime righe scopriremo che cos’è l’impact investing e perché questo tema è sempre più centrale nel mondo business odierno.
Definizione e principi base dell’impact investing
Riprendendo quanto già anticipato, definiamo l’impact investing come un investimento fatto con l’intenzione di generare impatto sociale e ambientale positivo e misurabile, insieme a un ritorno finanziario. La parola chiave è “intenzione”. Ovvero, non basta che un investimento produca effetti positivi per caso, ma deve essere progettato specificamente per creare valore sociale.
Oltre all’intenzionalità, altri principi base dell’impact investing sono:
- l’addizionalità, che implica che senza questo investimento specifico, l’impatto non si realizzerebbe
- la misurabilità, che richiede metriche concrete per valutare i risultati
- il ritorno finanziario, che deve essere sostenibile, anche se può essere inferiore ai rendimenti di mercato tradizionali.
Differenza tra impact, ESG e investimento etico
Adesso che abbiamo qualche elemento in più per definire correttamente l’impact investing, risulta più facile capire per quali motivi spesso si confondono impact investing, ESG e investimento etico, pur essendo approcci diversi con obiettivi specifici.
L’investimento etico esclude ad esempio settori considerati dannosi (armi, tabacco, gioco d’azzardo) ma non necessariamente crea impatto positivo attivo. È un approccio “do no harm” piuttosto che “do good”.
L’ESG (Environmental, Social, Governance) valuta invece come le aziende gestiscono rischi e opportunità legate a sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e governance aziendale. È principalmente risk management: identificare aziende che potrebbero subire perdite per cattive pratiche ESG. L’ESG è diventato mainstream perché aiuta a prevedere performance finanziarie future.
L’impact investing va poi ancora più in là: cerca infatti in modo attivo le opportunità di investimento che riescono a risolvere problemi sociali o ambientali specifici. Non basta dunque adottare buone pratiche ESG, ma serve un business model che generi impatto positivo come core activity. Insomma, per dirla in altri termini, è la differenza tra “fare meno male” e “fare attivamente del bene”.
La convergenza di questi approcci sta creando un modello integrato dove ESG fornisce il framework di valutazione, l’investimento etico definisce i limiti, e l’impact investing identifica le opportunità di crescita: tre concetti dunque diversi che, però, nei modi di cui sopra, possono favorevolmente integrarsi.
I settori che guideranno l’innovazione sociale nei prossimi anni
Nello sviluppo dell’innovazione sociale, alcuni settori sembrano essere in grado più di altri di assurgere al ruolo di componenti trainanti. Vediamo insieme quali sono i principali.
Ambiente e transizione energetica
La transizione energetica è certamente il più grande mercato di impact investing dei prossimi decenni. Per esempio, il Green Deal europeo ha stanziato 1.000 miliardi di euro per la neutralità climatica entro il 2050, creando opportunità enormi per le startup innovative che sapranno presidiare il comparto con maggiore efficacia.
Le aree più promettenti in tal senso sono sicuramente quelle delle energie rinnovabili distribuite, dello storage di energia, della mobilità sostenibile e dell’economia circolare.
Anche l’agricoltura verticale e l’urban farming stanno attraendo investimenti significativi perché combinano sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e efficienza economica: tecnologie come l’intelligenza artificiale per l’ottimizzazione energetica o la blockchain per la tracciabilità delle emissioni rappresentano settori in forte crescita.
La chiave è focalizzarsi su soluzioni scalabili che non richiedano cambiamenti comportamentali drastici: le tecnologie che rendono la sostenibilità più conveniente ed efficiente hanno infatti maggiori probabilità di successo rispetto a quelle che richiedono sacrifici.
Sanità, salute mentale e assistenza domiciliare
Un altro settore che sta divenendo sempre più trainante è quello dell’assistenza sanitaria. L’invecchiamento della popolazione europea e l’aumento dei problemi di salute mentale stanno infatti creando una domanda crescente per le soluzioni sanitarie innovative: è ad esempio previsto che il mercato della digital health crescerà del 25% annuo fino al 2027, con particolare focalizzazione su settori come la prevenzione, la telemedicina e l’assistenza domiciliare.
In particolare, rileviamo come la salute mentale sia diventata una priorità irrinunciabile dopo la pandemia da Covid-19: molte startup hanno costruito (e stanno costruendo) business sostenibili risolvendo problemi reali. Ma anche l’assistenza domiciliare per anziani rappresenta un’opportunità enorme: le tecnologie che facilitano un invecchiamento attivo e indipendente hanno infatti un impatto sociale diretto e mercato in crescita garantita.
Si noti altresì come le soluzioni più interessanti oggi disponibili sul mercato riescono a combinare la tecnologia con il touch umano: non sostituiscono cioè completamente l’interazione umana ma la rendono più efficiente e accessibile.
Rigenerazione urbana, housing e inclusione sociale
La crisi abitativa europea sta spingendo numerosi elementi di innovazione nell’housing sociale, nel co-living e nella rigenerazione urbana: non è un caso che modelli come l’housing cooperativo, il rent-to-own sociale e il co-housing per anziani stiano attirando sempre più capitali impact, poiché hanno dimostrato di poter affrontare con efficacia problemi urgenti con business model sostenibili.
Per esempio, la rigenerazione urbana non può certamente essere intesa solo in senso immobiliare, considerato che è anche (e per certi versi soprattutto) social innovation: trasformare quartieri degradati in comunità vivibili crea valore economico misurabile oltre all’impatto sociale. L’inclusione sociale attraverso l’educazione e il lavoro rappresenta un settore maturo per l’impact investing: piattaforme per l’upskilling di lavoratori a rischio automazione, programmi di inserimento lavorativo per migranti, scuole innovative per quartieri periferici stanno dimostrando sostenibilità economica e impatto sociale significativo.
Esempi concreti di impact investing in Italia e in Europa
Traendo spunto da quanto sopra, vediamo insieme alcuni esempi concreti di impact investing in Italia e in Europa, finalizzati a comprendere ancora meglio come questo approccio stia cambiando l’economia e la società della Penisola e del vecchio Continente.
Casi di startup e PMI a impatto
Prima di tutto, condividiamo come l’Italia stia da tempo emergendo come hub interessante per l’impact investing, con casi di successo che dimostrano la maturità del settore. Too Good To Go è uno di questi: ha rivoluzionato la lotta allo spreco alimentare creando un marketplace che fa guadagnare ristoranti e consumatori mentre riduce i rifiuti. Il modello è talmente efficace che è stato replicato in 15 Paesi europei.
Un’altra startup molto celebre è Depop, che ha trasformato la moda second-hand in un business milionario, dimostrando con i fatti che l’economia circolare può crescere di pari passo con i profitti. La piattaforma ha inoltre ridotto significativamente l’impatto ambientale della fast fashion mentre creava nuove opportunità economiche per giovani imprenditori.
Nel settore sanitario, citiamo sicuramente Paginemediche, in grado di avvicinare pazienti e specialisti riducendo le liste d’attesa e i costi del sistema sanitario. Similarmente, MyLav sta digitalizzando i servizi per l’impiego, rendendo più efficiente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Startup evidentemente molto diverse, che hanno però degli schemi in comune: riescono a identificare bene le inefficienze del proprio settore e le trasformano in opportunità di business, creano valore per tutti gli stakeholder coinvolti.
Fondi e veicoli europei attivi nel settore
In tutto ciò, non possiamo che condividere come l’Europa abbia avuto il merito di mettere in piedi un sistema di strumenti finanziari specifici per l’impact investing.
Tra di essi rileviamo il Fondo Europeo per gli Investimenti (EIF), che ad oggi gestisce oltre 28 miliardi di euro in strumenti che riescono a combinare in modo integrato il ritorno finanziario con l’impatto sociale. InvestEU, il successore del Piano Juncker, ha invece stanziato 372 miliardi di euro per investimenti sostenibili.
Ancora, ci sono fondi specializzati come Oltre Venture (Italia), Maze Impact (Francia) o Ananda Impact Ventures (Spagna), che hanno dimostrato che è possibile generare ritorni competitivi investendo in startup a impatto. Non possiamo poi non citare anche la Banca Europea per gli Investimenti, che ha lanciato il Social Impact Accelerator, uno strumento che co-investe con fondi privati in startup sociali, riducendo il rischio per investitori privati e facilitando l’accesso al capitale per imprenditori sociali.
Rientrano in questo ventaglio anche gli strumenti innovativi come i Social Impact Bond, che stanno permettendo di finanziare programmi sociali legando i pagamenti ai risultati ottenuti, con un modello che può trasferire il rischio dal pubblico al privato, incentivando così efficienza e innovazione.
Come la pubblica amministrazione può agire da catalizzatore
In tutto ciò, la pubblica amministrazione può svolgere un ruolo centrale nel promuovere l’impact investing attraverso appalti innovativi, partnership pubblico-private e politiche di procurement sociale.
Il pre-commercial procurement, ad esempio, consente di finanziare lo sviluppo di soluzioni innovative prima che esistano prodotti commerciali, riducendo il rischio per startup early-stage, mentre gli innovation challenge della PA stanno diventando strumenti sempre più efficaci per identificare soluzioni scalabili, considerato che gli obiettivi sono lanciati pubblicamente, premiando con finanziamento e test solo le migliori soluzioni.
Citiamo in tal senso anche le regulatory sandbox, che permettono di testare soluzioni innovative in ambienti controllati, accelerando l’approvazione di tecnologie promettenti ma ancora non completamente regolamentate.
Metriche e indicatori utilizzati
Concludiamo il nostro lungo approfondimento con un richiamo all’importanza di una misurazione dell’impatto, indispensabile per la credibilità dell’impact investing.
I Sustainable Development Goals (SDG) dell’ONU forniscono ad esempio un framework globale con 17 obiettivi e 169 target specifici, a cui startup e fondi possono allinearsi. C’è poi il sistema IRIS+, il più utilizzato per misurare, gestire e ottimizzare l’impatto, perché fornisce metriche standardizzate per settori specifici, permettendo confronti oggettivi tra investimenti diversi.
Non possiamo poi non condividere un cenno al Social Return on Investment (SROI), che quantifica il valore sociale creato per ogni euro investito calcolando il valore monetario di outcomes sociali utilizzando proxy finanziarie: per esempio, un programma di formazione professionale potrebbe generare 4 euro di valore sociale per ogni euro investito, considerando aumenti salariali, riduzione dei sussidi, benefici per la salute mentale.
Ebbene, è proprio dall’integrazione di queste metriche con KPI finanziari tradizionali che possono essere create dashboard integrate che permettono di ottimizzare simultaneamente performance finanziaria e impatto sociale, oggi essenziali per il monitoraggio di ogni sviluppo.