Disclaimer: Questo articolo riprende lo spirito della storica rubrica “CheWifi!” pubblicata su Chefuturo.it. Alcuni riferimenti si rifanno al contesto degli anni 2010, ma il contenuto è stato aggiornato per offrire uno sguardo concreto e attuale sull’evoluzione dell’accesso a Internet in Italia nel 2025.
Negli anni 2010 la battaglia era chiara: portare WiFi gratuito ovunque. Oggi la sfida è più profonda: rendere l’accesso a Internet un diritto effettivo, continuo, stabile e sicuro per chiunque — dallo studente delle aree interne al professionista che lavora da remoto, dal turista in città al cittadino in attesa in un ospedale.
Ma com’è cambiato il panorama del WiFi pubblico in Italia? Che cosa è successo al progetto Piazza WiFi Italia? E quanto siamo davvero connessi?
1. Dalla battaglia per il WiFi libero al diritto alla connettività
Nel 2013 la fine delle restrizioni della “legge Pisanu” fu una piccola rivoluzione: nacquero reti civiche, hotspot nei bar, biblioteche, stazioni. Il WiFi divenne il simbolo dell’innovazione che tocca la vita reale.
Ma nel 2025 il WiFi non è più “il futuro”: è l’infrastruttura minima di cittadinanza digitale. L’accesso non è più solo questione di tecnologia, ma di inclusione sociale, equità territoriale e continuità operativa.
2. Che fine ha fatto Piazza WiFi Italia?
Il progetto nato nel 2019 per coprire con hotspot gratuiti migliaia di comuni è ancora attivo, ma con luci e ombre:
- Oltre 10.000 hotspot pubblici installati, soprattutto nei piccoli comuni
- App dedicata e rete nazionale con SSID unico “WiFi Italia”
- Problemi persistenti di manutenzione, connessione lenta e assenza di supporto locale
Secondo un report AgID del 2024, solo il 63% degli hotspot sono realmente funzionanti in modo stabile.
3. WiFi pubblico oggi: chi lo usa e dove funziona meglio?
Nel 2025 il WiFi pubblico è ancora centrale in:
- Biblioteche e scuole: dove resta un’alternativa fondamentale per studenti e personale
- Ospedali e ambulatori pubblici: sempre più digitalizzati, ma spesso privi di rete stabile per gli utenti
- Trasporto pubblico locale: con performance altalenanti tra regioni
In molti casi, però, si assiste a un ritorno all’hotspot “di cortesia”: reti non protette, senza captive portal, né supporto.
4. Nuove sfide: privacy, sicurezza, continuità
Oggi usare un WiFi pubblico comporta rischi non banali:
- Raccolta dati e tracciamento: chi gestisce la rete? Dove finiscono i log?
- Accessi non sicuri: connessioni non cifrate espongono dati sensibili
- Assenza di supporto tecnico: in caso di problemi, chi risponde?
Per questo si moltiplicano le soluzioni ibride: reti protette da identità digitale (SPID, CIE), integrazione con VPN gratuite pubbliche, e hotspot gestiti da municipalità digitali consapevoli.
5. CheWifi! nel 2025: cosa serve davvero?
Non bastano più router accesi nei corridoi comunali. Serve:
- Una regia nazionale e locale condivisa
- Monitoraggio in tempo reale delle reti attive
- Formazione per amministratori locali
- Protocolli minimi di sicurezza e accessibilità
E soprattutto, serve considerare l’accesso a Internet come servizio pubblico essenziale, al pari dell’acqua e della luce.
CheWifi! oggi non è più solo una battaglia per un hotspot in piazza. È una riflessione più grande sull’Italia digitale. Non basta dire che siamo connessi: dobbiamo esserlo bene, ovunque e per tutti.
Fonti dati:
- AgID – Rapporto sulla connettività pubblica 2024
- OpenFiber e Infratel – Stato dell’infrastruttura FTTH
- Dati ISTAT 2023 su uso di Internet in Italia
- Relazioni annuali Garante Privacy 2022–2024