Nuove professioni nell’era digitale: cosa sta cambiando

Scopri le professioni del futuro e come migliorare il tuo profilo lavorativo, con la formazione continua.
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Il 2025 è un anno spartiacque, per molti, il mondo del lavoro sta subendo una trasformazione completa, una profondissima metamorfosi. A influenzare le nuove professioni nell’era digitale ci sono sicuramente aspetti come l’automazione, l’intelligenza artificiale e quelle che possono essere definite le nuove priorità internazionali come la sostenibilità e la resilienza.

In un epoca di fabbriche “al buio” senza esseri umani, dove a lavorare ci sono solo robot esiste ancora spazio per l’essere umano? La risposta è ovviamente sì, la formazione e la professionalità di un essere umano sarà sempre richiesta.

Sebbene sembri essere tutto i contraddizione e sebbene esistano margini per ulteriori innovazioni, è possibile valutare dei trend e delle professioni in ascesa che rimarranno tali, nel corso dei prossimi anni.

In questo articolo andremo allora ad analizzare quali saranno nei prossimi anni le figure emergenti più richieste, cercheremo di coglierne le competenze e di vedere come acquisire skill che permettano di restare competitivi in un mondo che cambia in fretta, forse troppo in fretta.

Le figure emergenti più richieste oggi

Le figure lavorative più richieste oggi sono figlie della nuova epoca e della trasformazione che stiamo vivendo, ma sono guidate da due grandi direttrici ovvero la digitalizzazione e la transizione ecologica.

Viviamo anche in un tempo di contraddizioni: il mercato stesso del lavoro, che punta a figure tecniche specialistiche e professionalmente efficaci, di contro genera una richiesta ingente di figure professionali ibride e nuove, adatte a coniugare competenze tecniche di spessore con soft skill correlate a una visione trasversale e proiettata verso la continua innovazione.

Le nuove professioni dell’era digitale devono essere in grado di gestire e sviluppare soluzioni tecnologiche complesse, in ogni ambito. Si collocano allora in una specifica intersezione che collega:

  • Informatica;
  • Cybersecurity;
  • Intelligenza artificiale e automazioni;
  • Analisi dei dati.

Non parliamo però di semplici analisti ma di figure che dovranno essere in grado di interpretare quelli che sono i bisogni del business, di estrarre micro dati dalle sovrastrutture e di progettare così:

  • Architetture digitali complesse, smart e sicure;
  • Tradurre grandi volumi di dati in azioni dirette e strategie operative;
  • Sviluppare algoritmi intelligenti.

Su di un binario parallelo non si può di certo sottovalutare la spinta alla sostenibilità ambientale, una scelta supportata da bisogni etici e pragmatici ovvero il bisogno di salvaguardare la terra dove viviamo e di far sopravvivere i business secondo modelli etici, ma anche da bisogni egoistici come muoversi verso la direzione richiesta dagli utenti: un modo quindi di fare marketing in modo diverso con le proprie scelte.

Qualsiasi siano i motivi di questa spinta ecologica stanno nascendo nuove professioni legate alla green economy, parliamo di professionisti in grado di rivoluzionare i processi produttivi e organizzativi. Questi esperti devono guidare la trasformazione ecologica delle imprese: servono competenze atte a:

  • Integrare la sostenibilità nella produttività aziendale;
  • Ottimizzare le risorse;
  • Garantire la conformità alle normative ambientali;
  • Progettare sistemi energetici puliti.

Ovviamente, la transizione verde ed ecologica non riguarderà solo ruoli tecnici, essendo qualcosa di trasversale, colpirà tutte le figure in grado di promuovere una cultura della sostenibilità e di gestire a livello intersettoriale i progetti complessi.

Data analyst, digital strategist, UX designer e altri ruoli

Il mondo del deep learning e dell'analisi dei dati.

Le professioni del digitale che avanzano sono fortemente influenzate dal progredire della digitalizzazione e dalla transizione green, che a nostro avviso dovrebbe divenire obbligatoria per tutti. Cerchiamo allora di far emergere un possibile ventaglio, non esaustivo, dei profili professionali che ad oggi corrispondono a queste esigenze.

Il data analyst è di sicuro una delle figure che sta avendo la più rapida ascesa, proprio per via della massiccia produzione di dati generata dalla digitalizzazione della popolazione e dalla IoT. Il ruolo di questo professionista, ovviamente, consiste nell’interpretazione di grandi moli di dati, deve però saperli reperire, raccogliere ed elaborare in sistemi interpretativi di qualità, alle volte guardando la questione con pensiero laterale.

Grazie all’intelligenza artificiale e alla visualizzazione dei dati il processo non si semplifica, ma si fa più accurato. Una professione ad esso correlata è quella del digital strategist, una figura chiave oggi che il marketing digitale è così importante.

Il lavoro di questo professionista richiede:

  • Capacità creative;
  • Capacità analitiche;
  • Conoscenza del mercato di riferimento;
  • Capacità e competenze necessarie a gestire la visibilità online e le campagne di marketing digitale.

In parallelo la figura di UX designer è in fortissima crescita, ad oggi infatti è impensabile avere una presenza digitale senza che le esperienze digitali di siti e app siano intuitive e coinvolgenti per i fruitori finali.

Lavorare per migliorare l’interazione utente-tecnologia è un lavoro indispensabile e che sta crescendo a livello globale con ritmi frenetici ed è richiesto in ogni azienda, indipendentemente dalle dimensioni e dall’anzianità.

È indubbio poi affermare che il mercato delle professioni digitali sta avendo una forte spinta verso i professionisti legati a tecnologie come la blockchain, che sta avendo una crescita esponenziale e prevede la richiesta di oltre 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2028, in questo campo gli specialisti possono essere:

  • Esperti di crittografia;
  • Sviluppatori di blockchain;
  • Specialisti in compliance normativa.

La scarsità di specialisti prevede ottime opportunità di inserimento e stipendi elevati. E se poi ci affacciamo al campo della green economy? Le professioni digitali in espansione sono moltissime e prevedono la presenza in molti settori chiave.

Tra le figure più richieste troviamo:

  • Energy manager: professionisti che ottimizzano l’uso e il flusso dell’energia in azienda per ridurre sprechi e migliorare l’efficienza;
  • Digital sustainability manager: capace di integrare competenze digitali e ambientali per migliorare e perfezionare i processi tecnologici, abbattere i consumi, promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità digitale;
  • Specialisti in contabilità sostenibile ed esperti di finanza verde.

Particolari sono anche le professioni di ecoblogger ed eco cool hunter che lavorano principalmente nella comunicazione e nell’analisi delle tendenze green, al fine di supportare le aziende nella promozione di strategie e prodotti sostenibili.

Professioni digitali emergenti nella cybersecurity e nelle automation

Un discorso a parte meritano i profili emergenti nella cybersecurity e nel campo della automation. La domanda di esperti in sicurezza informatica è in fortissima crescita, questo perché anche le minacce si stanno via via più raffinando.

Tra le figure di spicco troviamo i cyber security analyst che hanno la responsabilità diretta della sicurezza di reti di aziende, organizzazioni e PA. Il loro compito è:

  • Monitorare le attività sospette;
  • Analizzare e prevedere le vulnerabilità;
  • Gestire incidenti informatici.

Le “nuove leve” del settore più ricercate hanno capacità di integrazione con i sistemi di intelligenza artificiale, architetture cloud native e framework di sicurezza Zero Trust.

Anche nel campo della automazioni robotica, AI e machine learning stanno trainando il settore a una crescita senza precedenti. Qui le figure professionali dedicate sono ingegneri specializzati in deep machine learning e AI che sviluppano:

  • Modelli predittivi;
  • Reti neurali;
  • Sistemi capaci di apprendere autonomamente;
  • Sistemi per automatizzare le attività complesse e non.

Hard e soft skill per restare competitivi

Le figure professionali di oggi hanno bisogno di hard e soft skill, in combinazione, ancor più di prima. È indispensabile capire quali sono per navigare in modo efficace la complessità del mercato del lavoro, se da un lato le hard skill sono essenziali per diventare figure di riferimento tecnico e racchiudono quelle competenze sofisticate e settoriali richieste nei settori altamente innovativi come:

  • Analisi dei dati;
  • Project management;
  • Conoscenze settoriali specifiche (blockchain, sicurezza informatica, ingegneria ambientale).

Nello stesso tempo le soft skill sono trasversali e permettono di:

  • Integrarsi in gruppi multidisciplinari;
  • Di comunicare con diversi interlocutori;
  • Di affrontare l’incertezza della trasformazione digitale;
  • Essere proattivi di fronte alle novità;
  • Di guidare i processi di cambiamento.

Ecco che in un contesto dove i lavori si fanno specializzati, il valore umano aggiunto diventa indispensabile e si sposta su abilità relazionali e cognitive. Proprio per questo le soft skill più ricercate sono:

  • Adattabilità e flessibilità;
  • Creatività;
  • Pensiero critico;
  • Empatia;
  • Comunicazione efficace e ascolto attivo;
  • Problem solving;
  • Inclusività.

Il mercato moderno ambivalente di oggi cerca professionisti ibridi, capace di muoversi tra l’indispensabile dimensione tecnologica e quella umana: interpretare dati, guidare l’innovazione tecnologica non è, infatti, meno importante della capacità di ascoltare e motivare le persone, di pensare lateralmente a soluzioni innovative e di adattarsi rapidamente agli scenari mutevoli di oggi.

In poche parole, restare competitivi nel mercato del lavoro vuol dire avere un profilo professionale multidimensionale, capace di coniugare soft skill evolute con competenze tecniche.

Questo perché le dinamiche del lavoro sono diventate sempre più complesse e interconnesse e se le hard skill rappresentano la base indispensabile per operare nei settori tecnologici in espansione, la sola tecnica non è sinonimo quindi di successo professionale o di un profilo competitivo sul mercato. 

.Come prepararsi ai lavori del futuro

Dopo aver dato un quadro di ciò che sta succedendo, entriamo nello specifico e vediamo come preparare un curriculum e un portfolio invidiabile e compatibile con le professioni digitali del futuro mettendo insieme elementi indispensabili, ma che ancora non abbiamo toccato come le competenze all’estero e la conoscenza di una lingua straniera.

Formazione continua, reskilling e lifelong learning nelle professioni digitali (e non solo)

Le professioni digitali e il modello di lifelong learning.

Le parole chiave per rendere (e mantenere) un profilo professionale appetibile per il mercato del lavoro sono: formazione continua, reskilling e lifelong learning. Entrare in un processo di formazione continua, che non si interrompe mai, permette di migliorare hard e soft skill, di aggiungere competenze e di dimostrare al mercato di avere un profilo sempre in movimento e con una espansione delle competenze.

Ciò è importante soprattutto oggi dove le competenze tecniche hanno una durata media tra i 2 e i 5 anni. Chi investe nella formazione continua, e lo fa per davvero, ha diverse chance in più di evitare che le sue competenze siano sorpassate dal mercato e mantiene frecce nel proprio arco.

Una strategia di questo tipo permette di essere resilienti ai cambiamenti strutturali del lavoro, evita le possibilità di trovarsi impreparati di fronte a compiti, mansioni e competenze nuove e di fatto aumenta l’appeal di un profilo.

Lato aziendale è ovvio che una realtà sana abbia attenzione a mantenere un profilo del genere nel proprio organico, oppure se ne ha bisogno di attrarne uno che può fornire vero valore aggiunto con la sua mentalità. In entrambi i casi stiamo parlando di un fattore che aiuta notevolmente a distinguersi dalla massa dei lavoratori.

In questo contesto bisogna parlare anche del concetto di upskilling che aiuta il professionista a rendersi sempre più efficace anche sulle competenze già possedute. In questo modo ci si allinea alle nuove esigenze e colma il divario tra ciò che si ha nel proprio bagaglio tecnico e ciò che il mercato richiede.  La capacità di apprendere e poi adattarsi è ad oggi, ma forse da sempre, considerata una delle migliori soft skill che qualsiasi individuo possa possedere.

Anche il reskilling è importante, la capacità di acquisire nuove competenze, non sempre collegate al ruolo attuale è indispensabile per reinventarsi professionalmente o per rispondere in modo proattivo ai cambiamenti del mercato.

Mettere in atto una strategia costante di reskilling permette a tutti coloro che sono già inseriti in questo mondo di affrontare la digitalizzazione e l’automazione apprendendo nuove competenze necessarie a rimanere aggiornati e integrabili nel lavoro.

Una strategia di questo tipo si trasforma in un modo per far emergere il proprio profilo professionale. Per esempio, è possibile usare le nuove competenze acquisite per aiutare la propria azienda a colmare il gap di talenti o la scarsità di figure qualificate oppure per fare un salto di carriera entrando in un nuovo team. In entrambi i casi di trasforma in una posizione di forza per il lavoratore.

È evidente che un profilo capace di investre costantemente in reskilling, upskilling e formazione continua diventa più appetibile per il mercato grazie alla capacità di colmare la mancanza di talenti, di adattarsi rapidamente e poiché ha azzerato la propria obsolescenza professionale in modo proattivo prevenendo il disallineamento tra competenze e bisogni del mercato.

L’importanza di creatività e pensiero critico

Un profilo capace di aggiornarsi costantemente e di aumentare le proprie soft e hard skill è anche un profilo capace di coniugare creatività e pensiero critico nel proprio lavoro. In aziende che vogliono espandersi non servono automi (per quello hanno già intelligenza artificiale e robotica), ma individui capaci di pensare e agire in modo efficace, alle volte intuitivamente o attraverso un ragionamento ponderato.

Questa è forse la vera e propria skill in più che un lavoratore può portare con sé in un contesto lavorativo non tossico: la capacità di pensare e agire fuori dagli schemi, ma in modo data driven per risolvere problemi o esplorare nuove strategie di mercato.

In qualsiasi settore la creatività permette di vedere le cose da una prospettiva diversa, di sfruttare i dati in un modo diverso dai competitor, di acquisire un vantaggio sul mercato e di sviluppare processi, prodotti o servizi unici e di trovare approcci originali alle moderne sfide puntando sull’innovazione costante.

Dall’altra parte un pensiero critico ben costruito è ciò che manca a tantissime persone, la capacità di analizzare le informazioni e di visionarle in modo oggettivo, identificare pro e contro, di analizzare diverse opzioni senza pregiudizi e di prendere decisioni ponderate diventa quindi una skill spendibilissima nel mercato del lavoro.

E se poi queste due competenze riescono a lavorare in sinergia, nelle nuove professioni digitali, si possono generare possibilità e soluzioni non convenzionali, analizzarle, destrutturarle e renderle implementabili con efficacia. Ecco perché queste due competenze sono i motori dell’innovazione e in un contesto lavorativo in rapida evoluzione e sempre più stratificato e complesso diventando indispensabili per chi desidera un profilo professionale di alto livello.